I contenuti con intento informativo avranno ancora visibilità nella SERP tradizionale con l’arrivo di AIO?

Negli ultimi mesi si è assistito a una trasformazione profonda del modo in cui i motori di ricerca presentano le informazioni. Il debutto di strumenti basati sull’intelligenza artificiale generativa, come Google SGE (Search Generative Experience), ha messo in discussione lo spazio riservato ai contenuti editoriali nella cosiddetta “SERP tradizionale”. Questo cambio di paradigma, definito in molti ambienti con l’acronimo AIO (AI Overviews), ha generato una serie di interrogativi fra chi lavora nella SEO, nel content marketing e, più in generale, nella comunicazione digitale.

L’evoluzione dell’intento di ricerca: cosa cambia con AIO?

Un tempo bastava ottimizzare per parole chiave a coda lunga con intento informativo (“come si fa a…”, “che cosa significa…”, “quali sono le differenze…”) per garantire una visibilità organica di valore, in grado di posizionarsi nelle prime posizioni della SERP. Ma oggi, con l’introduzione dell’intelligenza artificiale generativa nei risultati di ricerca, Google fornisce una risposta diretta e dettagliata ancora prima che l’utente clicchi su un link. Questo riduce inevitabilmente il tasso di clic sui risultati organici classici, anche per i contenuti editoriali di qualità. Il traffico, in altre parole, non arriva più come prima, anche se il contenuto è ben scritto e tecnicamente corretto.

Per chi crea contenuti informativi, questo comporta una riflessione strategica urgente. Cosa succede quando la risposta alla query è completamente generata da un’intelligenza artificiale che attinge — ironicamente — proprio da quei contenuti che abbiamo pubblicato? E, soprattutto, che ruolo avranno gli articoli di approfondimento, le guide, i tutorial, le FAQ che oggi rappresentano una buona fetta della SEO informativa?

AIO e contenuti informativi: scomparsa o evoluzione?

La verità è che i contenuti informativi non scompariranno del tutto dalla SERP. Quello che cambierà è il loro ruolo e la loro visibilità. L’intelligenza artificiale può offrire un primo livello di risposta, ma non è in grado — almeno per ora — di sostituire del tutto l’analisi profonda, l’autorevolezza verticale e la specializzazione che solo un contenuto umano può garantire. Ciò che possiamo aspettarci è un’accelerazione verso contenuti sempre più verticali, segmentati per micro-nicchie, con elementi visivi avanzati e strategie di distribuzione che non si affidano più solo a Google.

D’altra parte, per chi lavora nel marketing digitale, diventa essenziale sviluppare una strategia di marketing vincente che tenga conto della riduzione del traffico organico e preveda altri canali di distribuzione: newsletter, community, collaborazioni, traffico social, ma anche posizionamenti diretti attraverso chatbot AI o assistenti vocali.

Focus sull’autorevolezza e sull’expertise: la chiave per restare visibili

Uno dei principali fattori che continueranno a fare la differenza nei contenuti informativi è l’autorevolezza dell’autore e del sito. La logica EEAT (Experience, Expertise, Authoritativeness, Trustworthiness) non scompare, anzi, si rafforza. Le AI Overview prendono informazioni da fonti autorevoli, strutturate, credibili. Per questo motivo, lavorare sull’identità digitale, sulla reputazione e sulla qualità editoriale resta una priorità.

Non basta più “scrivere bene” o “fare SEO on-page”. Occorre costruire contenuti che si distinguano, capaci di rispondere a domande complesse, integrando esperienze personali, dati, testimonianze, tabelle comparative, infografiche e persino contenuti multimediali. Chi riuscirà a essere una vera fonte di riferimento nel proprio settore continuerà a ricevere attenzione — e clic — anche in un mondo dominato dalle AI.

L’era post-SERP: dobbiamo prepararci ora

In un contesto in cui la visibilità organica cambia natura, occorre iniziare a pensare in modo diverso. L’obiettivo non è solo “posizionarsi”, ma “essere presenti” nei luoghi in cui l’utente prende decisioni. Questo significa, per esempio, ottimizzare per risorse vocali, comparatori, assistenti virtuali e sistemi di suggerimento personalizzato. La SEO classica va integrata con tecniche nuove, come il prompting per AI, la creazione di dati strutturati adattabili e la produzione di contenuti flessibili in più formati.

Una transizione simile ha già colpito altri ambiti, come il lavoro nel digital marketing, dove si sono imposte nuove opportunità e sfide legate alla localizzazione geografica e alla competizione globale. Allo stesso modo, chi crea contenuti per il web dovrà adattarsi alle nuove regole del gioco, anticipando scenari futuri.

Conclusioni: il futuro è ibrido, non sostitutivo

Non siamo alla fine della SEO, né alla morte del contenuto informativo. Ma siamo senza dubbio all’inizio di un nuovo capitolo. I contenuti continueranno a essere il cuore dell’esperienza online, ma la modalità con cui vengono scoperti, fruiti e valorizzati cambierà radicalmente. Il consiglio, per chi vuole restare competitivo, è di evolvere la propria strategia di content marketing puntando sulla qualità editoriale, sull’autorevolezza e sull’integrazione intelligente con le nuove tecnologie.

In ultima analisi, chi saprà raccontare storie autentiche, offrire valore reale e mantenere uno sguardo critico sull’evoluzione degli algoritmi sarà sempre visibile. Anche in mezzo al rumore digitale generato dalle AI.

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